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Vivere Freelance tra scelte e personal branding

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Ho conosciuto Luca oltre un anno fa, lui stava tornando a vivere in Italia mentre io partivo con Republic+Queen. Ci siamo incontrati per una pizza a Testaccio in una serata divertente e surreale in cui ci siamo raccontati chi eravamo e cosa volevamo fare. Dopo un anno siamo entrambi partiti a fare cose che ci piacciono, convinti che siamo solo all’inizio, ma abbiamo iniziato.

Da qualche giorno Luca scrive per Republic+Queen, e l’intervista che leggete sotto nasce dalla lettura del suo ebook Vivere Freelance avvenuta tutto di un fiato su un treno Treviso-Roma. Insomma sono le domande che gli avrei voluto fare se fosse stato seduto vicino a me.

Come nasce e quali obiettivi ha raggiunto Vivere Freelance?
Vivere Freelance nasce dalla mia vecchia passione di raccontare e dall’esperienza che ho fatto in questo settore negli ultimi dieci anni. L’idea è nata a Londra in un periodo in cui ricevevo molte email dal mio blog da chi mi chiedeva come iniziare. Così ho cominciato a scrivere. Non conoscevo il mercato degli ebook, quindi era anche un modo per fare esperienza in un settore che mi incuriosiva.
A sei mesi del lancio Vivere Freelance ha venduto 300 copie e continua con questo ritmo.
I clienti arrivano dal mio blog, dalle recensioni positive e dal passaparola. Nient’altro.
Questa per me è una grandissima vittoria: significa che la gente è disposta a pagare i miei contenuti ad un prezzo non banale e, ma questa era una sfida del tutto personale, che si può guadagnare tramite la scrittura.

Parli del momento in cui decidi di aprire la Partita IVA e del passaggio da persona a brand. La costruzione del Personal Branding in Italia è così diversa da quella inglese?
In Inghilterra hai molti più concorrenti. Questo vuol dire che il marketing è molto più utilizzato che in Italia a qualunque livello: non solo attraverso un sito o un blog, ma anche di presenza: quello che dicono, come lo dicono, tutto fa parte di un coordinato del proprio personal branding.
Farà storcere il naso a tanti di noi che vedono in questo un modo falso di comunicare. Ma loro sono abituati a fare business così fin dalla nascita. Non solo a noi non ce lo spiega nessuno, ma tendiamo ad etichettare come sbagliato o esagerato tutto ciò che è personal branding. Perdendo così la possibilità di farci notare all’estero.

Descrivi la necessità di fare scelte, anche se sbagliate vanno fatte. Condivisibile in linea di massima, ma credi che nell’Italia di oggi tutti si possano permettere di scegliere?
Le condizioni ideali per poter scegliere non avvengono per caso ma vanno create. Ci sono Paesi che ti danno in partenza parte di queste condizioni, altri che offrono molto meno, come il nostro. Ma se dipendesse solo da questo io adesso mi troverei in spiaggia in Sicilia a lamentarmi di non avere un lavoro.
Aggiungo questo. Tutti nella vita abbiamo momenti buoni e altri meno buoni: dei periodi in cui abbiamo più tempo libero, più soldi da investire, più contatti da cui imparare qualcosa, più risorse da dare a qualcun altro. Se non sei allenato a riconoscere questi momenti non li sfrutti. E ti sembrerà non sia successo nulla. Invece hai appena perso l’occasione, anche solo di poco, di cambiare la tua vita.

Lavora per tanti soldi, oppure gratis” [cit.] è un concetto apparentemente contraddittorio ma con un forte senso logico alle spalle. Credi sia condiviso da chi fa il nostro lavoro?
In dieci anni penso di aver incontrato pochi che lavorano per tanti soldi, pochi che lavorano gratis, moltissimi che cercano un compromesso tra soldi e qualità.
Nella mia esperienza ha contato ciò che ho fatto gratis e ciò che ho fatto a un prezzo orario altissimo. E non è stata una scoperta banale, ma il frutto di tanti anni di insoddisfazione lavorativa.
Quando parlo di “lavorare gratis” intendo progetti del tipo: io e te abbiamo un’idea e la lanciamo.
Quando parlo di “prezzo orario altissimo” intendo: 2-3 volte il prezzo orario a cui sei abituato. In questo modo costringi il tuo committente a chiamarti solo per lavori di estrema qualità e tu hai più tempo per rilassarti o investire sui tuoi progetti.
Quando i pagamenti erano posticipati, quando il cliente non riconosceva in me un professionista, quando non imparavo abbastanza, quando il livello qualitativo era inferiore alle mie potenzialità; tutte queste situazioni non hanno mai dato alcun valore aggiunto alla mia carriera, né di soldi, né di conoscenza, niente di niente.
Triste ma vero.

Che succede ora?
Succedono tante cose.
Succede che vorrei lanciare un libro più o meno ogni anno, crearmi una nicchia di lettori e farne un business duraturo e stabile nel tempo.
Succede che consulenza e progetti creativi finanziano in diversi momenti la mia vita, in maniera più o meno equilibrata. Ora sto lavorando affinché i progetti creativi rappresentino il cuore del mio business e direi di essere sulla buona strada.
Succede che ho tra le mani dei progetti in partenza in autunno che se si realizzeranno spero mi dedicherai una nuova intervista 🙂
Succede che auguro in bocca al lupo a tutti gli italiani: la mia esperienza dipende anche dai loro sbagli.